Glenn Gould – L’ala del turbine intelligente. Scritti sulla musica [LDB]

Se c’è una leggenda musicale che è nata nei nostri anni, è quella di Glenn Gould. Questo pianista apparve fin dall’inizio nel segno di una novità radicale, che sconcertò molti e incontrò anche opposizione, finché i più si arresero all’ammirazione. Chiunque abbia ascoltato qualche incisione di Gould ha capito che qui si pretendeva una perfezione quanto mai azzardata dal suono dello strumento. Una perfezione che investe la natura dello strumento stesso, come se dietro tutta la letteratura pianistica si lasciasse intravedere la nervatura dell’idea musicale, come se un costante color «grigio ferro», un colore dietro il colore, compenetrasse il suono. Così, in quel suono, si percepisce una concezione idiosincratica, altamente complessa ed esigente, della musica. Leggendo questi scritti, che formano una vera storia della musica secondo Glenn Gould, si potrà constatare da quale rigoroso esercizio della mente e delle dita (se ricordiamo che «ascesi» significa in origine «esercizio») sia nata quella realtà che si intuisce all’ascolto. Oltre che un pianista, Gould è stato un modo inedito di pensare la musica. Ciò che Gould dice di Bach o di Schoenberg, di Richard Strauss o di Beethoven, di Wagner o di Musorgskij, di Mozart o di Boulez, è sempre di un’affilatezza e di un’acutezza che obbligano a rimettere in questione ogni volta le nostre inclinazioni, tanto che Leonard Bernstein ha definito questi scritti «una lunga serie di deliziosi e provocanti shock». Pieno di paradossi nello scrivere come nel suonare, Gould rivela in queste pagine, oltre la musica, se stesso: non solo nella memorabile autointervista che apre il volume, ma nei numerosi a parte extra-musicali, spesso caustici e irridenti, e ogni volta connessi con quell’assolutismo etico che trovava, per lui, nella musica il suo luogo di elezione. Ascoltandolo, nelle note come nelle parole, non si può non capire come sia nata la sua leggenda. Soprattutto se ricordiamo ciò che una volta Gould stesso disse a un intervistatore: «Sa, la verità è talvolta quasi leggenda».

 

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Robert Darnton – L’età dell’informazione. Una guida non convenzionale al Settecento [LDB]

Il padre della patria George Washington aveva gravi problemi di denti – tant’è che a Mount Vernon sono conservate diverse dentiere: di legno, di avorio, di zanna di tricheco o di ippopotamo. A partire da una constatazione apparentemente marginale ed eterodossa, Robert Darnton, con erudizione e gusto nel narrare, ci porta all’interno di un mondo molto più complesso e contraddittorio da come emerge dalle interpretazioni della storiografia dell’Illuminismo, in particolare quella marxista. In questo libro egli affronta quattro temi strettamente connessi fra loro: i rapporti franco-americani, la vita nella Repubblica delle Lettere, le forme di comunicazione e i modi di pensare tipici del Settecento francese. E lo fa, come al solito, rivolgendosi non agli storici di professione, bensì “al comune lettore colto”, che guida in luoghi del tutto inaspettati. Rispetto poi ai suoi libri precedenti c’è però una novità, e di un certo rilievo: questa volta Darnton intende “fornire una prospettiva storica” a quesiti, come si usa dire, di scottante attualità: “L’adozione dell’euro mette in crisi il concetto di identità europea? Internet ha creato una nuova società dell’informazione?”. Quesiti ai quali risponde in un modo che è sempre spiazzante, offrendo ai miti dell’attualità uno specchio in cui si sveleranno, appunto, come miti.

 

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Giorgio Vallortigara – Il pulcino di Kant [LDB]

Le ricerche di Giorgio Vallortigara, uno degli scienziati italiani più noti a livello internazionale per le sue indagini sui meccanismi neurali della cognizione animale, stanno ridisegnando il confine tra la biologia e il mondo astratto delle speculazioni metafisiche. Ne è un esempio questo saggio affascinante sull’imprinting e l’origine della conoscenza che vede protagonisti i pulcini, oggetto di studi sperimentali condotti per quasi trent’anni in parallelo con quelli sui neonati umani. Tali studi ci mostrano come, prima di qualsiasi esperienza specifica di apprendimento, un pulcino conosca le proprietà meccaniche degli oggetti e sappia che essi non solo occupano un determinato spazio con specifiche proprietà euclidee ma possono essere dotati di certe numerosità, che è in grado di stimare eseguendo in maniera non verbale e non simbolica le quattro operazioni dell’aritmetica. Così, fin dalla schiusa, il pulcino sa ravvisare gli indizi della presenza nel mondo di creature animate, quali un volto o la semovenza, presupposto per la costruzione di un cervello sociale. Alla luce di queste scoperte, la contrapposizione tra eredità e ambiente, natura e cultura appare irrimediabilmente datata. La mente, argomenta Vallortigara, non è una tabula rasa. L’apprendimento dall’esperienza è possibile solo se il sistema nervoso possiede in partenza una struttura atta a favorirlo. Le ricerche sui pulcini corroborano dunque la tesi delle conoscenze innate sintetizzata da Lorenz nell’espressione «l’a priori kantiano è un a posteriori filogenetico». Una sapienza di cui non siamo depositari esclusivi: condividiamo schemi di comportamento, predisposizioni, emozioni, organizzazioni neurali con creature da cui ci dividono trecento milioni di anni di evoluzione. Come i piccoli dell’uomo, anche i «pulcini di Kant» cercano la mamma. Divertono, commuovono e fanno pensare.

 

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AA.VV. – Sul banco dei cattivi. A proposito di Baricco e di altri scrittori alla moda [LDB]

«Cari critici, ho diritto a una vera stroncatura», diceva Alessandro Baricco. «Caro Baricco, io la recensisco ma lei non mi legge», rispondeva Giulio Ferroni. È nata così, sulle pagine di «Repubblica», una delle polemiche più accese che gli annali della cronaca letteraria ricordino. Allo scontro fra uno degli scrittori italiani più venduti e uno dei critici più autorevoli, seguirono fiumi di inchiostro, svariati megabytes di blog letterari, e vere e proprie risse verbali tra semplici lettori, schierati in opposte fazioni. «E che se ne può fare lei di recensioni che del resto nemmeno ha il tempo di leggere?». Poi, Ferroni ci ha ripensato: «Baricco sta scrivendo a puntate e su “Repubblica” un nuovo romanzo che è la quintessenza del “baricchismo”. Visto che ci tiene tanto ad essere recensito, perché non accontentarlo?». E perché non allargare lo sguardo – ha aggiunto l’editore – a quella nutrita pattuglia di scrittori alla moda, che aspirano tutti ad essere criticati, a patto che lo si faccia bene? E ancora: i giornali pubblicano romanzi; e se fossero i libri a pubblicare recensioni? Ecco che il cerchio si allarga: Ferroni se la prende con Baricco e la sua «profondità di superficie»; Massimo Onofri accomuna la tripletta Niffoi-De Luca-Santacroce sotto l’etichetta del «sublime basso»; Filippo La Porta indaga sulle scarse nobiltà e le molte miserie del Nuovo Giallo Italiano; e Alfonso Berardinelli polemizza con Tiziano Scarpa: «che cos’è questo imperativo sociale che costringe tutti ad esibire tutto? Non sarà che il pudore è più sorprendente, antisociale e trasgressivo dell’esibizione?». Sul banco dei cattivi…

 

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Massimo Onofri – Recensire. Istruzioni per l’uso [LDB]

«Che cos’è la recensione? È un genere letterario specifico, rigorosamente definibile?O non è, piuttosto, una modalità del pensiero e della scrittura, tale da poter coincidere con la critica letteraria?». Dopo l’analisi delle condizioni e dello statuto della critica militante, Massimo Onofri torna impavido su un terreno da sempre scivoloso e decide di farci entrare nell’atelier del critico in carne e ossa, all’opera nel mentre si serve degli strumenti e dei trucchi del mestiere. Attraverso una ricca e significativa rassegna di casi particolarmente felici o infelici di recensioni celebri a libri celebri,Onofri si chiede in sostanza: che cosa si fa, insomma, quando si scrive una recensione? Il critico, convinto com’è che ogni articolo serbi in sé il rimpianto di tutti quelli che non si sono scritti al suo posto, se lo chiede, ben sapendo che il recensire non è un atto sbrigativamente riducibile alla pratica giornalistica, ma rivela, in profondità, la verità dell’atto critico in quanto tale, se è vero che il critico è, innanzitutto, un lettore che scrive e si dà ragione della sua esperienza. Su tali premesse, il libro offre anche un ampio campionario di exempla, divisi idealmente in tre tipologie: come si debba recensire; come assolutamente non si debba; e le stroncature memorabili. Mai reticente, ma sempre chiamando tutti per nome e inchiodando ogni critico alle proprie personali responsabilità,Onofri si mostra qui nella sua più smagliante versione «militante». Molti, nel leggere questo libro, si divertiranno. Alcuni, viceversa, si irriteranno assai…

 

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Robert Castel, Claudine Haroche – Proprietà privata, proprietà sociale, proprietà di sé. Discussioni sulla costruzione dell’individuo moderno [LDB]

Agli inizi della modernità, la separazione della proprietà dal lavoro contrappone due modi di essere individuo: l’individuo proprietario che, come dice Locke, è anche «proprietario di sé» e la «classe non proprietaria», condannata al disprezzo attribuito a coloro che, poiché non hanno niente, non sono niente. L’abate Sieyès, principale ispiratore della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, vede ancora i lavoratori come «una folla immensa di strumenti bipedi, senza libertà, senza moralità, senza facoltà intellettuali, dotati solo di mani che guadagnano poco e di una mente gravata da mille preoccupazioni».
Questo volume si interroga sulla natura e sulle trasformazioni dei supporti necessari per esistere ed essere riconosciuti come individui, per accedere cioè alla proprietà di sé. In mancanza di proprietà privata, la proprietà sociale ha rappresentato un’innovazione decisiva che ha permesso la riabilitazione dei non-proprietari, assicurando sicurezza e riconoscimento a partire dal lavoro. Oggi il vacillare delle protezioni sociali fa emergere il profilo inedito di un individuo per difetto che, sganciato dalle regolazioni della società salariale che gli consentivano di essere se stesso attraverso la partecipazione a risorse comuni, sembra destinato a indossare la propria individualità come un peso.

 

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Anthony Giddens – La trasformazione dell’intimità [LDB]

«Al momento attuale si è aperto un abisso sentimentale fra i sessi, e non siamo in grado di dire con certezza fino a che punto potrà essere colmato» Anthony Giddens A che punto è la rivoluzione sessuale? Quella che sembra delinearsi nelle società moderne è la possibilità di una «relazione pura», basata sulla parità sessuale, sentimentale ed emozionale. Una ristrutturazione in chiave democratica della sfera intima in cui risulta centrale ciò che Giddens definisce «sessualità duttile», vale a dire eccentrica, libera dai vincoli della riproduzione, dalla fallocrazia, dagli stereotipi di genere, fondata sull’autonomia della persona e non necessariamente orientata alla monogamia e alla stabilità.

 

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Gerard Russell – Regni dimenticati. Viaggio nelle religioni minacciate del Medio Oriente [LDB]

Mentre abbiamo negli occhi le immagini dello sterminio dei cristiani assiri, o della distruzione dei templi di Palmira, Russell ci racconta di un altro Medio Oriente, una terra di straordinaria diversità religiosa e di scambi fecondi tra culture, e di un altro islam, una civiltà che in passato ha saputo esprimere grande tolleranza verso i culti religiosi pagani – assai più dell’Europa cristiana. Russell ci introduce infatti a fedi orgogliose e millenarie – progressivamente stritolate dai blocchi contrapposti delle «grandi religioni mondiali» –, a fedi esotiche e talvolta esoteriche le cui radici affondano nella remota antichità mesopotamica della regione e le cui storie si intrecciano con l’Egitto dei faraoni e con il tempio di Gerusalemme, con i magi persiani e con le falangi macedoni. E ci porta a scoprire l’adorazione dei pavoni e il culto dei filosofi greci, la fede nella reincarnazione e la credenza negli influssi planetari, pratiche stregonesche e attese messianiche.\ Ma dei gruppi religiosi qui descritti – yazidi e mandei, drusi e zoroastriani, copti e samaritani e altri ancora – non si parla solo al passato: cacciati dalle proprie case, in fuga da guerre e persecuzioni, nei paesi ospitanti si trovano ad affrontare sfide e ostacoli inediti per salvare dall’oblio le tradizioni ancestrali di cui sono gli ultimi eredi.

 

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William James – Saggi sull’empirismo radicale. Nuova ediz. [LDB]

I Saggi sull’empirismo radicale rappresentano la fase più matura e originale della riflessione filosofica di William James. I testi che compongono questa raccolta, apparsa postuma nel 1912, furono originariamente pubblicati su riviste fra il 1904 e il 1905. Riuniti due anni dopo la morte di James, essi costituiscono l’entrata privilegiata alla sua filosofia dell’esperienza, un luogo classico in cui pensatori di ieri e di oggi si confrontano con i problemi sollevati dal filosofo e psicologo statunitense. Questi saggi hanno avuto un’influenza duratura; possiamo ritrovarne un segno nella riflessione di coloro che con essi si sono misurati: Bergson, Whitehead e Russell, ma anche Deleuze e Putnam. Lo stile di James è chiaro e tagliente e il suo procedere argomentativo è accompagnato dal rigore che contraddistingue il suo pensiero.

 

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Italo Calvino, Leonardo Sciascia – L’illuminismo mio e tuo. Carteggio 1953-1985

Il 19 maggio 1953 Leonardo Sciascia scrive a Italo Calvino, funzionario dell’Einaudi, chiedendo un libro da recensire. E lo invita a collaborare alla rivista «Galleria». E l’inizio di un fitto scambio epistolare tra i due che continuerà fino alla morte di Calvino, e che è stato integralmente ricostruito in queste pagine: 145 tra lettere, biglietti, cartoline, telegrammi. Il carteggio restituisce il loro rapporto di stima e amicizia: l’incontro, il reciproco scoprirsi e intendersi, la pubblicazione di molte delle loro opere, il parziale allontanamento degli anni Settanta; sullo sfondo, quell’Italia democristiana della guerra fredda, tra il boom e il terrorismo, che Calvino e Sciascia seppero interpretare, pur in modi così diversi, come pochi altri. I due scrittori appaiono infatti legati da profonde affinità intellettuali e biografiche – l’età, la formazione culturale, la vocazione razionale e “illuminista”, l’impegno politico e civile, l’idea, soprattutto, che la letteratura sia qualcosa di fondamentale -, ma anche divisi da esperienze differenti: le loro sono storie diverse, che per un lungo tratto si sono intrecciate, illuminandosi a vicenda. E le missive qui raccolte, completate da scritti critici reciproci, danno conto proprio di questo intreccio: un dialogo quanto mai fecondo che, tra discussioni su premi letterari, immagini di copertina, libri vecchi e nuovi, costituisce uno dei carteggi più significativi del Novecento letterario italiano.

 

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