Di fronte a una società sempre più “amorale, piena d’ineguaglianze e alienante”, il filosofo critica la distanza con cui la sinistra guarda ai bisogni e alle difficoltà della “gente comune” (come direbbe Orwell). Che cosa è diventata oggi la sinistra liberale? Secondo Michéa nient’altro che “una caricatura di sé stessa”, una frangia egoista che spende tempo ed energie a valorizzare trasgressioni morali e culturali, piuttosto che ad ascoltare i bisogni del fronte operaio e a combattere il cinismo ipocrita della destra di Sarkozy e Copé. Se l’autore è arrivato a mettere in discussione il vecchio schema destra/ sinistra, ritenendolo ormai una mistificazione, è perché il compromesso storico siglato dopo l’affare Dreyfus (tra il movimento operaio socialista e la sinistra liberale e repubblicana) ha ormai esaurito tutte le sue qualità positive. La sinistra, oggi, non è più il fronte popolare di liberazione, ma un caos di divisioni e guerre personali. La sinistra, dice polemicamente l’autore, non è diversa dalla destra.