Nel 1986 l’editore Franco Maria Ricci sottopose allo sguardo di Giorgio Manganelli immagini disparate: tabacchiere e stemmi come celebri quadri e affreschi, vetri preziosi e fotografie, disegni e frammenti di templi. Immobile al suo tavolo di scrittore, Manganelli elaborava prosa sulla base di queste immagini, scriveva cronache di visite immaginarie come un nuovo Diderot che ci offra resoconti di sempre rinnovati “Salons”. E il risultato fu una variazione trascendentale di quello stile avvolgente e onnipervasivo di cui Manganelli era maestro. Possiamo essere certi che quanto quello stile gli ha dettato non si sovrapporrà ad alcunché sia già stato detto dagli storici dell’arte o dai cultori delle varie materie. E possiamo essere certi che le sue parole si annideranno a lungo nella nostra memoria. E quando leggeremo che certi gessi rivelano «la tristezza della neve mentale» sapremo subito a chi dobbiamo questa composizione verbale.
Salons raduna articoli apparsi nel 1986 sulla rivista «FMR».