Alle soglie dei cinquant’anni, uno scrittore inglese che vive negli Stati Uniti è richiamato di colpo alle proprie origini, al proprio passato, al senso della propria esistenza da un amico morente che lo vuole accanto a sé. Si tratta dello stesso uomo che, molti anni prima, ha sposato la sorella di sua moglie; e in Daniel, il protagonista del romanzo, si riaccende di colpo un dubbio rimasto sepolto per tanto tempo nel suo inconscio: il dubbio di aver sposato, allora, fra le due sorelle, quella sbagliata… A partire da questa scardinante intuizione, Daniel rivive secondo un nuovo ordine, in un incalzante susseguirsi di flashes back, tutte le scelte e gli avvenimenti della sua vita. La narrazione, che alterna la prima e la terza persona, si trasforma così in una strenua ricerca dell’identità personale del protagonista e, insieme, in un vasto ritratto-autoritratto della sua generazione, di cui mette sottilmente e duramente a confronto idee, consuetudini, pregiudizi con quelli delle generazioni successive. Alla fine, il destino – o, meglio, un destino – si compie; ma a contare, non sarà tanto lo scioglimento della trama e del dramma, quanto il processo attraverso il quale autore e personaggio vi giungono, e vi conducono il lettore. Romanzo ambizioso, Daniel Martin è anche il libro nel quale John Fowles – che il pubblico italiano già conosce ed apprezza per opere gradevoli e raffinate come Il collezionista e La donna del tenente francese – affronta in modo più esplicito il problema della creazione letteraria, intesa (sono parole di Masolino d’Amico, attento e brillante postfatore) come « vittoriosa imposizione di un ordine al caos che ci circonda ».
Consiglio offerto da Athanasius.