Nessuno ha mai saputo esattamente cosa sia l’intelligenza umana. Ma dagli inizi del Novecento siamo ossessionati dalla sua misurazione, nella convinzione che sia possibile calcolarne presenza e spessore con precisione scientifica. È stato il trionfo del quoziente intellettivo, il dispotismo della psicometria, la prevalenza dell’IQ. Sullo sfondo ambiguo dell’ambizione a selezionare i migliori, i piú rapidi, i piú capaci di orientarsi nella finzione statistica dei test. Con l’acume e la forza di pensiero che lo hanno reso celebre, Enzensberger racconta la storia di un’illusione moderna. Quella che ci ha fatto credere di poter misurare l’imponderabile. Mentre intorno a noi l’intelligenza si liberava da sola dal monopolio umano per farsi riconoscere negli animali e nelle macchine.