Rudyard Kipling – «Loro»

coverFrutto della tarda fioritura kiplinghiana – fioritura come offuscata e relegata in secondo piano dall’eccesso di notorietà procurata allo scrittore dalle sue opere iniziali –, questi racconti non mancheranno di sorprendere e sconcertare moltissimi lettori: giocati su una mostruosa tastiera di riferimenti, bagnati di una pervasiva malinconia, spaziano dal Sudafrica che non ha ancora conosciuto la guerra boera all’Antiochia dei primi martiri cristiani, dal Medioevo monastico alle trincee della Grande Guerra – e ognuno di essi è un piccolo romanzo. Qui si curano case malate: ad altre si confessano desideri da esaudire; qui un Dio deve pagare «a caro prezzo» la sua schiava, prima di morire sotto gli occhi di un attonito san Paolo, e l’anticamera del regno dei morti è un vagone abbandonato su un binario in disuso in fondo al continente nero. E noi, sfiorati da una turba di fantasmi e revenants, di umbratili presenze puerili trattate con selvaggia verecondia, comprendiamo come mai Kipling sia stato uno dei grandi ispiratori di Borges. Con la sua «seconda vista», l’ultimo, estremo Kipling, sempiterno senex-puer sprofondato nel cuore dell’enigma, ci conduce un po’ più vicino al cuore della creazione.

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