La storia che, attraverso varie fasi, ha portato l’umanità dall’oralità alla completa interiorizzazione della scrittura è affascinante. Nelle culture orali il pensiero e l’espressione, lungi dall’essere ‘primitivi’, richiedono tuttavia forme di organizzazione che sono estranee e poco congeniali alla mente di chi sa leggere e scrivere. Per esigenze mnemoniche e di trasmissione orale, l’organizzazione è basata su formule e strutturata in proverbi. A differenza delle culture alfabetizzate, ciò che conta è l’aggregazione piuttosto che l’analisi, la partecipazione piuttosto che la distanza, la situazione specifica più che l’astrazione. E’ stata l’introduzione della scrittura, la prima forma di tecnologia della parola, a trasformare la coscienza degli uomini, producendo nuovi modelli di pensiero che hanno reso possibile l’enorme sviluppo della cultura. Analoghi punti di svolta sono stati l’invenzione della stampa e la diffusione dei computer che, paradossalmente, nella civiltà contemporanea sta provocando il ritorno a forme di oralità secondaria. Nuove prospettive di analisi letteraria, intellettuale e sociale derivano da questo modello interpretativo: Ong ce ne offre interessanti esempi accostandosi a temi come la poesia omerica, l’epica africana, lo studio della Bibbia, il pensiero scientifico, l’impatto dei media.
Release a cura di Nostalgico turbolento.
Testo stupendo e scritto magnificamente. Sarebbe bello anche qualcosa di Eric Havelock (il monumentale “Cultura orale e civiltà della scrittura” si trova ormai solo in biblioteca; se si trova!).