Portata a termine la Reconquista di al-Andalus ed espulsi gli ebrei dalla Spagna, sul finire del XV secolo i reali cattolici Isabella e Ferdinando si ritrovarono con le casse vuote. Decisero allora di assecondare le richieste di un eccentrico marinaio genovese, il quale sosteneva di poter raggiungere le Indie attraverso una nuova rotta, garantendo così l’accesso ai lucrosi mercati asiatici, ovvero a quelle ricchezze di cui i sovrani spagnoli avevano assoluto bisogno. Nessuno però poteva immaginare che la scoperta dell’arcipelago nel mar dei Caraibi, in cui s’imbatté Cristoforo Colombo nell’autunno del 1492, avrebbe rivelato l’esistenza di un immenso continente sconosciuto e ridisegnato per sempre la mappa del mondo. Da allora si susseguirono innumerevoli viaggi e spedizioni, che portarono nelle Americhe migliaia di avventurieri, uomini d’arme, aristocratici, religiosi e diplomatici spagnoli. Ambiziosi e brutali, avidi di denaro e di successo, nell’arco di pochi decenni i conquistadores imposero il loro dominio coloniale con il saccheggio e la rapina, causando la scomparsa delle floride civiltà mexica e inca e una catastrofe demografica senza precedenti. Per quanto generalmente accolta, questa ricostruzione è tuttavia parziale. Anzi, secondo lo storico Fernando Cervantes, è una «generica caricatura» che non tiene conto del contesto storico e culturale che fece da sfondo alle vicende di Hernán Cortés, Francisco Pizarro e gli altri. Infatti, se i conquistadores furono animati dalla bramosia di ricchezza, furono anche l’espressione di quel potente spirito di riforma umanista e religiosa che caratterizzò la Spagna tardomedievale. Gloria e fede ispirarono le imprese degli hidalgos , i quali viaggiarono oltreoceano «per servire Dio e il re, oltreché per diventare ricchi». Da questo punto di vista, idealisti e crudeli, rapaci e devoti, i conquistadores sono l’emblema della complessità che, lungi dal reclamare l’assoluzione o la condanna per le atrocità commesse, invita piuttosto allo studio e alla comprensione. Lontano dalla lente del mito e del pregiudizio, Cervantes offre un’inedita lettura della conquista spagnola del Nuovo Mondo e dei suoi protagonisti, facendo emergere sfumature nuove e inaspettate di un periodo che ha cambiato il corso della storia mondiale.
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