In questo libro sono sottoposte a indagini le concezioni polinche degli idealisti italiani (Croce, Gentile, Prezzolini, De Ruggiero, Lombardo-Radice, Omodeo, E. Codignola, ecc.) quali si svolsero e si articolarono nei confronti del nazionalismo e del fascismo delle origini.
È la prima volta che questo ambito di ricerca viene affrontato in termini di distesa e analitica trattazione complessiva. Le fonti d’ispirazione di Zeppi possono additarsi in due opere, divenute ormai dei «classici» della storiografia filosofico-politica: Educazione e autorità nell’Italia moderna (Firenze 1951) di Lamberto Borghi e Cronache di filosofia italiana (Bari 1955) di Eugenio Garin. L’importanza dell’argomento è fin troppo evidente: l’idealismo è stato il «verbo» filosofico più largamente ascoltato fra gli inizi del Novecento e la seconda guerra mondiale, il nazionalfascismo non soltanto ha dominato e caratterizzato il medesimo tratto di tempo ma occupa un posto non marginale nell’Italia postfascista.
Quali i rapporti fra idealismo e nazionalfascismo? Quali le responsabilità del primo nei confronti della nascita e del successo del secondo? A queste domande il libro cerca di rispondere senza stendere veli pietosi.
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