Lo studente Ludvík scrive, per scherzo, una cartolina con tre righe beffarde sull’ottimismo socialista e la spedisce a una sua compagna, una bella ragazza che prende tutto sul serio. Ma questo prendere tutto sul serio è anche «il genio stesso dell’epoca». Cento mani si alzano per condannare quella cartolina. Siamo a Praga, subito dopo il 1948. Ludvík perde ogni diritto, la sua vita è sfigurata per sempre da quel piccolo scherzo. Da qui il titolo di questo romanzo, la cui origine Kundera ha così raccontato: «Un giorno, nel 1961, sono andato a vedere degli amici nella regione mineraria dove un tempo ho vissuto. Mi hanno raccontato la storia di una giovane operaia arrestata e imprigionata perché rubava, per il suo amante, fiori nei cimiteri. La sua immagine non mi abbandonava, e davanti ai miei occhi si disegnava il destino di una giovane donna per la quale l’amore e la carne erano mondi separati, e la sessualità era all’opposto dell’amore. Un’altra immagine contrappuntava quella della ladra di fiori: un lungo atto amoroso che non era in realtà altro che un superbo atto di odio. Così è nata l’idea del mio primo romanzo, che ho finito nel dicembre 1965 e intitolato Lo scherzo». Dietro questo libro vi sono dunque due storie che si tendono fra punti estremi dell’amore: da una parte la dolcezza enigmatica di Lucie, «fata scacciata da una favola»; dall’altra la durezza di Ludvík, che cerca la vendetta sul corpo di una donna. Questi estremi si guardano e appartengono l’uno all’altro, ma non possono comunicare. Sono il melanconico canto a due voci dell’incomprensione fra la carne e l’anima. Ma altre voci si aggiungono, in un tessuto polifonico dove Kundera si rivela, sin dalle prime battute, maestro: ciascuna portatrice di una verità che sarebbe essenziale all’altra, ma all’altra sfuggirà per sempre, anelli di una catena, di abbagli e malintesi. Questi ultimi sono l’elemento più solido che, negli anni, continua a legare i personaggi del romanzo: forti come e più delle passioni, sono gli agenti dell’errore universale di cui si compone la storia e fomentano l’opera dell’oblio e della devastazione a cui presiede, sovrano, «l’angelo della rapina». Ogni personaggio, ogni sentimento viene progressivamente spogliato da quella devastazione. Ogni cosa rimane come un nudo attaccapanni. Nulla sopravvive, salvo una cerimonia. In questo senso Lo scherzo somiglia alla Cavalcata dei re: antica cerimonia che accompagna e chiude il romanzo, recita piena di immagini divenute indecifrabili, favola che raggiunge la sua ultima bellezza nella miseria e nell’abbandono a cui l’epoca l’ha costretta. E, come soltanto in quella cerimonia risuonava un lontano passato, ridotto a «sopravvivenza simbolica di qualcosa che non c’era più», così soltanto nelle pagine dello Scherzo si ripercuotono e si salvano gli opposti, inestricabili significati di quegli avvenimenti che un piccolo scherzo aveva acceso e bruciato in pochi anni. Per il resto, «il ruolo della riparazione (della vendetta come del perdono) sarà assunto dall’oblio. Nessuno rimedierà alle ingiustizie commesse ma tutte le ingiustizie saranno dimenticate». Lo scherzo è il romanzo che ha rivelato Kundera. Pubblicato nel 1967 in Cecoslovacchia, apparve nel 1968 in Francia con una prefazione di Aragon ed ebbe subito grande risonanza. Nello stesso anno il libro veniva ritirato dalla circolazione in Cecoslovacchia.
Release a cura di U.s.A.