Il vastissimo saggio autobiografico che reca il titolo La mia vita è il primo libro pubblicato da Trotskij in esilio. Egli ebbe la proposta di scriverlo da un editore tedesco, il direttore della Fischer Verlag. Quando si mise all’opera, Trotskij si rese conto che esso poteva dimostrarsi un mezzo efficacissimo per continuare una battaglia cui era rimasto fedele e che si apprestava a riprendere con maggior lena. In questo senso ed entro questi confini, La mia vita è un documento storico e umano fra i più impegnati del nostro tempo, un testo dove sono racchiusi non solo momenti della burrascosa esistenza di Trotskij, ma anche ripensamenti di natura dottrinale e storica. Vale quindi la pena di sottolineare l’importanza che questo romanzo politico ha avuto e continua ad avere e, pur se se ne dissente sul piano ideologico, non andrà negata all’autore una coerenza esemplare. Pagina dopo pagina il lettore avvertirà anche la vitalità della sua narrazione: gli anni della fanciullezza egli li ha descritti con un acuto senso della poesia, con una dolcezza inquieta; l’amarezza dell’esilio egli l’ha espressa con toni di una potenza che possono ricordare alcune pagine di Tolstoi; il periodo della rivoluzione è rievocato sul filo di una memoria lucida e commossa.
Grazie (aggiungetemi).