Heinz Abosch – Trotskij e il Bolscevismo

Due sono le fasi politiche nella vita di Trockij: una, antibolscevica, dal 1903 al 1917, e una, bolscevica, dal 1917 in poi. Nel primo periodo Trockij fa affidamento sull’attività spontanea delle masse, che contrappone alla direzione autoritaria del partito; nel secondo, sostiene la concezione bolscevica del partito contrapponendola al principio della spontaneità. In entrambi i casi difende assiomi assoluti senza riflettere a sufficienza sulle loro mediazioni dialettiche. Se prima del ’17 aveva condannato in blocco il partito bolscevico, da allora cominciò ad idealizzarlo, contribuendo così alla sua burocratizzazione e all’annientamento della democrazia dei soviet e dei partiti. Inoltre, la sua mancanza di psicologia gli fu fatale: combattè Stalin soltanto quando quest’ultimo aveva ormai consolidato il suo potere, sempre con la speranza di un compromesso; e poiché la lotta non doveva mettere in pericolo la dittatura del partito essa avvenne a livello di potere, escludendo la partecipazione delle masse. Ecco la ragione del suo fallimento. Con un programma formalmente proletario si rivolse alla burocrazia che ormai era consapevole della propria autonomia nei riguardi delle masse. Il fallimento pratico ha un fondamento teorico: Trockij rimase fedele al bolscevismo, credeva che lo stato operaio non avesse mai cessato di esistere ed era convinto della necessità del potere per il partito di governo. La sua teoria non seppe riconoscere la nascita di un nuovo ordine sociale, né socialista né capitalista. Trockij non riuscì mai a superare le proprie contraddizioni. In esilio, lanciò l’appello per una nuova rivoluzione che era al tempo stesso in difesa dell’URSS, ossia in difesa del regime di Stalin. Se pure dopo il 1935 emersero nel suo pensiero idee che aveva sostenuto prima del ’17, continuò a rinnegare il proprio passato; non volle mai avviare una critica al bolscevismo e perciò non riuscì a dare una spiegazione convincente dell’ascesa di Stalin. Il suo destino è dunque intimamente legato a quello del bolscevismo. Ed essendo questo un evento storico irripetibile, anche Trockij trova qui il proprio limite. Non guarda al futuro ma appartiene al passato. La tesi di Deutscher di una possibile rinascita del trockismo in URSS è discutibile: essa poggia sulla convinzione dell’attualità dei principi socialisti, ma l’attuale società russa non ha nulla in comune con quella del ’17. Il modello bolscevico è ormai logoro. Il tentativo della IV Internazionale di ripetere il 1917 fa pensare più a un culto funebre che a una politica attenta alla concretezza delle situazioni.

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