Amato e odiato come pochi protagonisti della storia, Lenin ha dominato il Novecento. Il suo volto ha campeggiato sui manifesti di tutto il mondo, il suo nome è stato scandito dalla voce di milioni di persone che forse non sapevano chi fosse veramente il loro mitico leader. Numerose sono le opere che gli sono state dedicate, ma troppo spesso quello che è prevalso è il ritratto ufficiale fornito dalle istituzioni sovietiche, attorno al quale si è battuta la propaganda pro e contro il ruolo che ha esercitato. Robert Service, uno dei maggiori esperti di storia russa del ventesimo secolo, si è prefisso di ristabilire in questo libro la verità sul personaggio storico, grazie anche all’apertura, nell’ultimo decennio, degli archivi centrali del Partito comunista a Mosca e al ritrovamento di documenti fino allora censurati perché non corrispondenti alle esigenze dell’agiografia. Minuziosa e ricca di particolari inediti è la ricostruzione della sua vicenda umana: la famiglia della piccola aristocrazia emarginata perché progressista, l’infanzia già segnata da un carattere violento, l’adolescenza traumatizzata dall’impiccagione del fratello maggiore, complice nell’attentato allo zar Alessandro III, gli studi classici e giuridici, la turbolenta militanza nel movimento socialista rivoluzionario, l’asservimento della fedelissima (e tradita) moglie Nadja Krupskaja, la salute malferma e poi, con l’esilio e l’attività politica crescente, una vita privata che si confonde sempre di più con quella pubblica, fino all’avventura rivoluzionaria e oltre.
Di grande interesse è anche la nuova prospettiva dello studio di Service, che mette in luce le contraddizioni e il disinvolto pragmatismo del leader politico e del pensatore: dal marxismo formativo, sempre subordinato alle diverse esigenze della rivoluzione, all’intransigente ortodossia comunista che non escludeva alleanze di compromesso col nemico, al mito del proletariato contadino e operaio che fece posto a spietate repressioni «giustificate» dalla ragion di stato. E, soprattutto, quel sogno iniziale di democrazia libertaria trasformatosi nella cupa realtà della dittatura e dello stato monopartitico, mentre sfumano le promesse di una pluralità di culture nazionali all’interno dell’URSS e all’orizzonte già spunta l’astro dispotico di Stalin.