Strumentalizzato da Stalin, da Kruscev, dai post-krusceviani, dai gruppuscoli dell’opposizione extraparlamentare, insomma dalla destra e dalla sinistra marxista, il pensiero di Lenin è diventato a poco a poco una chiave nominalistica di ortodossia, tanto spesso citata e invocata quanto scarsamente conosciuta e assimilata. Il rispetto formale e la stessa venerazione sono serviti, negli ultimi cinquant’anni, a coprire dapprima la sua canonizzazione (in quella specie di passe-partout ideologico che è il “leninismo”) e in seguito la sua riduzione catechistica nei famigerati e staliniani Principi del leninismo. Questo saggio dello storico Luigi Cortesi rappresenta uno dei primi tentativi di uscire dalla paralisi ripetitiva per ristabilire il contatto con le intenzioni profonde di una concezione della prassi da cui è scaturita la prima rivoluzione socialista del mondo.