Nelle opere di Kafka bisogna muoversi con prudenza e circospezione, ci ammonisce Walter Benjamin. Ecco perché Michael Löwy ci fornisce un filo rosso in grado di guidarci nel labirinto kafkiano. E questo filo rosso è la sua passione antiautoritaria, la sua coerente insubordinazione verso qualunque autorità, a partire da quella paterna. Non si tratta però di una coerenza teorica – anche se questa attenta biografia evidenzia i suoi contatti con l’anarchismo praghese – bensì di una sensibilità, di un atteggiamento esistenziale presente in tutta l’opera narrativa, che ci consente di cogliere la sua dimensione poeticamente sovversiva. Non è dunque un caso se Kafka, insieme a Camus, è considerato uno dei maggiori scrittori libertari del Novecento.