Ormai sono passati vent’anni da quel breve autunno di esaltazione e stupore in cui, con spettacolare e apparente repentinità, i sistemi comunisti dell’Europa dell’Est crollarono fra la polvere e i calcinacci del Muro di Berlino. Gorbacëv aveva rinunciato a usare la forza per arginare la crisi storica del comunismo e i popoli dell’Est si liberavano di regimi tanto invisi quanto ormai incapaci di sopravvivere senza e contro l’Occidente. L’impero sovietico costruito da Stalin non c’era piú. Con esso svaniva la divisione dell’Europa in due blocchi contrapposti. Il progetto comunista di un’alternativa radicale al capitalismo occidentale aveva finito per rovesciarsi nel suo opposto. Un Occidente enormemente piú efficiente e creativo aveva dispiegato una ben maggiore forza di innovazione e attrazione globale, rinchiudendo il colosso del socialismo sovietico in uno spazio angusto senza futuro.
Ma quale fu il lungo percorso che portò a questo esito? E quale la genesi del conflitto che ha disegnato i lineamenti del mondo contemporaneo? Oggi è finalmente possibile rispondere a queste domande con la documentazione dei protagonisti e il distacco dello storico.