Nato nel 1907 in Polonia e morto nell’agosto 1967 a Roma, Isaac Deutscher, era destinato a una carriera religiosa dalla lunga tradizione della sua famiglia, che aveva vissuto a Cracovia sin dal 1900 fornendo molti rabbini alla comunità. Si dedicò invece allo studio della filosofia e dell’economia. Divenuto comunista a diciannove anni, nel 1932 venne espulso dal partito per aver espresso coraggiosamente critiche violente. Era già noto allora come critico letterario, economista e scrittore politico a Varsavia, dove si specializzò negli affari russi viaggiando nell’Unione Sovietica e soggiornando a lungo in Ucraina. Nell’aprile del 1939 si recò a Londra come corrispondente dei giornali polacchi, in quello stesso anno cominciò a collaborare all’« Economist ». Dal ’42 entrò a far parte delia redazione della famosa rivista, passando poi a quella dell’« Observer » come specialista di affari diplomatici, corrispondente in Europa, e adottò il « nom de piume » Peregrine. Altri giornali, compreso il « Times » e il « New York Times », richiesero più tardi la sua collaborazione. La Oxford University Press pubblicò la sua insuperata biografia di Stalin, tradotta e aggiornata dalla Longanesi & C., alla quale fece seguire più tardi i tre volumi su Trotzky (« Il profeta armato », « Il profeta disarmato », « Il profeta esiliato ») che rimarranno testi definitivi per gli storici di tutti i tempi, e che hanno certo contribuito al sorgere di certi processi di revisionismo e di certe « nuove vie al socialismo ». In questo volume che onora la collezione « Studio », Deutscher rivela con maestria eccezionale le varie contraddizioni contenute nella storia della rivoluzione russa, gli errori di una burocrazia rivoluzionaria rimasta senza base, del sacro egoismo di Stalin con tutte le sue grossolanità, e della cieca politica condotta dall’Unione Sovietica prima verso l’occidente e poi nei confronti della Cina.