Da qualsiasi angolo provengano – dalle sale borsa o dai laboratori di ricerca, dagli studi dei giuristi o dalle pagine di internet, fino ai campi di battaglia –, le descrizioni della scena contemporanea concordano nel tratteggiare una situazione che si sottrae a qualsiasi forma di controllo. Forse per questo, paradossalmente, il diritto produce leggi a un ritmo senza precedenti nella storia conosciuta. E forse per questo dove il diritto non arriva, o viene disatteso, si invoca un rimedio taumaturgico: l’etica. Ma diritto ed etica – in qualsiasi combinazione escogitabile – possono molto poco per arginare comportamenti che ovunque, dal caotico mondo digitale a quello non meno oscuro della lotta al terrorismo, assumono sempre più di frequente le forme di un’illegalità diffusa, e quel che è peggio diffusamente accettata. D’altra parte, la proliferazione di norme in larga parte autoreferenziali rappresenta un rischio molto grave, e un problema ulteriore all’interno della crisi che pretenderebbe di risolvere. Dopo avere affrontato, nel suo libro precedente, il nodo dei conflitti di interesse, Guido Rossi si mette qui alla ricerca di una possibile via di uscita dal labirinto. E, mentre smonta con le armi a lui più congeniali – la dottrina sempre e, quando serve, il sarcasmo – una serie impressionante di certezze acquisite, ci suggerisce una soluzione limpida quanto inattesa: estendere a campi anche lontanissimi fra loro le soluzioni semplici e condivise grazie alle quali si cominciano ovunque a difendere, con qualche successo, i diritti umani.
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