“Della verità” rappresenta il compimento maturo del pensiero jaspersiano. Subito dopo il grande trattato di “Filosofia”, pubblicato in tre volumi nel 1931, Jaspers inizia a concepire un’altra opera di ampio respiro, una “Logica filosofica” che doveva rappresentare il culmine della sua speculazione teoretica. Gli anni della guerra e la situazione di estrema precarietà in cui verrà a trovarsi Jaspers, soprattutto per il fatto di essere sposato a una donna ebrea, renderanno il lavoro quasi impossibile: a giungere a compimento sarà solo “Della Verità”, primo di quattro volumi, uscito nel 1947. In “Della Verità” la filosofia dell’abbracciante dispiega appieno la sua potenza teoretica, andando a gettare le basi per un pensiero della verità mutevole e cangiante, secondo cui la verità si manifesta sempre e solo in una certa figura. Per l’uomo la verità è la via, è il cammino ininterrotto della ricerca della verità stessa, e non può consistere in una stabilizzazione definitiva del senso dell’esser-vero. In un dialogo continuo con la tradizione filosofica, ma anche letteraria e poetica (tra i riferimenti continui ci sono Sofocle, Shakespeare e Dostoevskij), Jaspers scrive il suo ultimo vero lavoro di filosofia teoretica, preferendo dedicarsi, negli anni di Basilea dopo la guerra e dopo l’abbandono dell’università di Heidelberg, a scritti di carattere politico e sociale.
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