L’Atlante ideologico sentimentale di Stenio Solinas delinea e racconta una carta geografica fisica e mentale popolata di fatti e gesta, luoghi e memorie, paesaggi con figure e vite esemplari. Percorso reale e intellettuale, frutto di reportages, incontri, letture, questo libro è una “festa mobile” e insieme un romanzo di formazione: l’Occidente di Jünger, di Leigh Fermor e di Márai, ma anche di Capri e di Saint-Tropez, della Beat Generation e della Lost Generation; l’Oriente di Sorge, Nassimbaum, Terzani, ma anche del Grande gioco, dei deserti, del fondamentalismo e dell’Orient Express… Mappatura di epoche, stili, miti e manie – gli anni Cinquanta della Dolce vita, gli anni folli di Vichy, il dandismo, la minigonna e la sex machine, l’arte e il mercato dell’arte – lo si può leggere anche come un pellegrinaggio esistenziale dove ogni tappa rimanda a una orgogliosa rivendicazione di diversità, sempre e comunque lontano dalla modernità di massa e dai suoi riti. La presenza di caratteri femminili d’eccezione – Arletty, Brigitte Bardot, Jane Birkin, Ella Maillart, Kiki di Montparnasse, Kate Moss – rende questo pellegrinaggio più lieve, un invito al viaggio e un antidoto alla fatica di vivere.
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