I lettori che si accosteranno a questo libro essenzialmente sull’onda del “caso Sofri” (ma che è anche il caso Bompressi, Marino e Pietrostefani), non vi troveranno la chiave dell’enigma (l’assassino del commissario Calabresi apparteneva alla fila di Lotta continua?), ma potranno comprenderne meglio lo sfondo storico, politico e sociale, ossia il suo substrato “non criminale”. Ma questo libro non era nato per fornire una tesi difensiva, e mi sembra un po’ avvilente piegarlo a questo scopo. Mi piacerebbe invece che gli eventuali lettori non si fermassero soltanto alle poche pagine che si riferiscono agli episodi attualmente sotto accusa, ma provassero a seguire il singolare itinerario di questo gruppo ribelle: dalle sue radici nel Sessantotto (ed anche prima), e poi attraverso l’estremismo dei primi anni Settanta, la contraddittoria riscoperta della politica a metà del decennio ed il tracollo finale dopo le elezioni del 1976. È un piccolo squarcio che si apre sui turbolenti anni Settanta, che ancora oggi, alla fine di questo decennio, appaiono così oscuri, rimossi, mal conosciuti.