Noto negli anni Trenta come il «Proust cattolico», amato da Paolo VI, Joseph Malègue viene riscoperto oggi grazie a Papa Francesco che ne parla come del grande romanziere di quelle «classi medie della santità, di cui tutti possiamo far parte». Agostino Méridier, il protagonista del suo romanzo più noto, è un giovane colto e onesto che già adolescente s’imbatte in due grandi vortici che minacciano d’inghiottirlo: la dissolutezza e l’ambiente impregnato di positivismo dell’Europa di fine Ottocento. L’educazione e la dirittura morale gli saranno d’aiuto, ma molte vicissitudini e ferite spirituali lo attendono: solo quando è ormai un affermato docente universitario di filosofia, e la sua vita è stata attraversata da lutti e dolori, Agostino si rende conto che troppo a lungo ha idolatrato la sua intelligenza. E l’incontro con un compagno di studi, fattosi gesuita, sarà la chiave di volta di una vera rinascita. Con uno stile limpido, sostenuto da una potente immaginazione e da una solida cultura letteraria e teologica, Malègue indaga le tentazioni della mente pronta a chiudersi nel suo isolamento. E traccia il viaggio interiore di un’anima sempre capace di aprirsi alle evidenze della fede che la vita offre in ogni istante e nei modi più diversi.