Il nome di Lev Davidovič Trockij (Janovka, Ucraina, 1879) occupa un posto di eccezionale importanza nelle giornate nella Rivoluzione d’ottobre. Artefice dell’Armata rossa, commissario del popolo agli Esteri ai negoziati di Brest-Litovsk, Trockij vide la propria rapida eclisse politica con la morte di Lenin, quando l’insanabile conflitto con Stalin lo portò all’espulsione dal partito, all’esilio, alla morte per mano d’un agente staliniano in Messico, nel 1940. Accanto al politico militante, al teorico marxista, bisogna ricordare il Trockij scrittore, storico, critico letterario, l’autore di Letteratura e rivoluzione, di Storia della rivoluzione russa, di La rivoluzione tradita. L’anno 1935 segna forse, nei dodici anni tormentati dell’ultimo esilio di Trockij, la tappa più dolorosa. Solitudine, soltanto in parte alleviata dall’affettuosa presenza della sua compagna; amarezza, nella grande visione profetica del baratro che si apriva davanti all’Europa; angoscia per la sorte del figlio Sergej (che morirà in un carcere sovietico), trapelano negli appunti, nei ricordi, nelle note di critica e di politica contenute in questo diario, scritto in tre quaderni nel periodo 7 febbraio – 8 settembre 1935. Insieme con il Testamento, vergato in Messico nella primavera 1940, è questo il documento unico e eccezionale del crepuscolo d’un uomo e d’un rivoluzionario.