I saggi di Ferruccio Masini raccolti in questo libro costituiscono una vera e propria interpretazione complessiva dell’opera narrativa del grande scrittore praghese, attenta sia alle modalità espressive dei testi, sia ai risvolti di ordine metafisico-religioso disseminati nella sua scrittura. Tra l’argomentazione dialettica, che è sintomo di un’entità spezzata, e la magia di un’unità dove tutto riposerebbe in quiete però senza vita, Kafka introduce un quid tertium, l’allegoria, che diviene lo strumento magico in cui la potenza distruttiva del negativo “si risolve nel dominio magico della distruzione che essa stessa realizza”, in un “incantesimo vivente” che costringe la distruzione a diventare creazione, qualcosa che edifica. La soluzione di Kafka “scrittore” fu di condurre a compimento quella distruzione, così come il paradosso del nichilismo kafkiano sta nel fatto che la conoscenza costituisce la via gnostico-negativa che conduce al compimento dell’essere. “L’essere – scrive Masini – sta alla quiete, al compimento, all’inattività come l’avere (il possedere) sta all’impazienza, all’estinzione, alla lotta”. L’unica via per alludere all’Essere, a quel mondo spirituale che è l’unico esistente, è un’autodistruzione equivalente a una metamorfosi. “Metamorfosi del significato, vale a dire, nel linguaggio di Kafka, divenire noi stessi metafore, così da raggiungere quella realtà ultima, sepolta nell’identità magica di significato e significante”.
Adoro le infornate di critica letteraria. Grazie e complimenti. Ti segnalo che a questa manca il Masini.
grazie per la segnalazione