Alla fine del XV secolo, i resti delle antiche divinità ingombravano il paesaggio dell’Italia e dell’Europa occidentale. Il cristianesimo aveva cancellato le religioni dell’antica Grecia e di Roma e la maggior parte degli europei riteneva che la distruzione dell’arte classica fosse espressione del giudizio di Dio sul mondo pagano. Eppure, nel corso dei tre secoli successivi, dèi e divinità della mitologia riemersero nel bel mezzo dell’Europa cristiana in capolavori quali La nascita di Venere di Botticelli o il Parnaso di Raffaello. Nello Specchio degli dèi, Malcolm Bull ricostruisce nella sua interezza la rinascita degli antichi miti. Ogni capitolo del saggio è dedicato a una diversa divinità (Diana, Apollo, Ercole, Venere, Bacco, Giove), non limitandosi alla pittura e alla scultura, ma ridando vita all’intero mondo vissuto e progettato dall’uomo rinascimentale, nel quale i personaggi della mitologia potevano comparire su carri allegorici, nei banchetti o perfino sotto forma di pupazzi di neve e fuochi d’artificio. I ricchi e potenti principi d’Europa potevano identificarsi con le divinità pagane e il mito poteva divenire un docile strumento in mano all’artista per raccontare la storia del suo tempo. Un fenomeno che dal XV secolo giunge all’età barocca, quando le scandalose storie degli dèi della letteratura classica vennero reinventate da artisti quali Leonardo, Raffaello, Botticelli, Tiziano, Poussin, Rubens e Rembrandt per dar vita a opere bellissime e sovversive.