Con la narrazione della storia della rivoluzione russa — scrive M. Reiman — ho voluto inoltre arrivare alla conferma di un’acquisizione metodologica; che, cioè, la scienza marxista non deve avere regioni proibite; non deve aver timore di descrivere il proprio avversario di classe o il proprio oppositore ideale così come essi furono, non deve cancellare dalla storia nessun avvenimento, nessuna personalità ». Questa « acquisizione metodologica » ha guidato il giovane storico cecoslovacco nel racconto degli avvenimenti che vanno dal 23 febbraio al 25 ottobre 1917 in Russia. Il risultato è un quadro vivo e spregiudicato degli otto mesi destinati a scuotere profondamente la storia del nostro tempo, che mette a fuoco, al di là di ogni intenzione apologetica e senza reticenze, il ruolo svolto dai singoli dirigenti bolscevichi e dal partito nel suo complesso nel determinare il succedersi degli eventi che culminarono con l’instaurazione in Russia del primo Stato di dittatura del proletariato.
Quale fu il quadro sociale, economico, politico in cui si svolse la rivoluzione di Febbraio? quale ruolo ebbero le masse nelle fasi cruciali dell’anno ’17 e come modificarono i propri atteggiamenti i partiti politici spinti dall’incontenibile pressione del movimento popolare? come e quando si precisò la concezione politica dei bolscevichi? quali le tesi che distinguevano Lenin da Stalin, Lenin da Kamenev, Lenin da Trockij e quali erano i termini del dibattito nel partito bolscevico prima della rivoluzione d’Ottobre?