Confrontarsi con i momenti e gli aspetti di una personalità così molteplice e feconda come quella di Benedetto Croce può comportare il rischio di rappresentarla come un blocco di idee e di atteggiamenti immobili nel tempo, una statua composta nella sua coerenza, ma olimpicamente lontana dai travagli degli uomini e della sua epoca. Non è tale il Croce di cui Giuseppe Galasso ha ricostruito il lungo itinerario nella vita intellettuale e civile del suo tempo. Passa in queste pagine la storia italiana ed europea del Novecento, con tutta la vivacità del vissuto di uno dei grandi spiriti che quella storia ha contribuito a costruire. Un protagonista che ha interpretato e, insieme, promosso lo spirito e l’identità di una cultura, di un mondo civile e sociale, di una tradizione e di uno spazio etico-politico. Un Croce molto al di là delle polemiche che ne hanno alterato o falsato la figura e il ruolo. Non il soffocante dittatore di mezzo secolo di cultura italiana, ma una grande voce dell’Europa in Italia e dell’Italia in Europa. Non l’olimpico celebratore di una marcia trionfale dello Spirito o del bene e del meglio nella storia, ma un appassionato testimone dei drammi del suo tempo e della perenne dialettica propria dello spirito e della storia, a partire dall’esperienza di un’angoscia diventata in lui «mite e domestica» grazie a una straordinaria autodisciplina intellettuale e morale. Un grande educatore al rigore logico nel segno delle distinzioni che danno autonomia a tutte le manifestazioni della vita. Un grande filosofo della libertà e della civiltà liberale. Un grande ‘classico’ della maggiore tradizione umanistica europea, reso molto più vicino a noi e che avvicina a noi la storia di cui fu così gran parte.