Il fragore assordante di un treno di passaggio sorprende Frigyes Karinthy mentre, seduto al suo tavolo preferito in un elegante caffè di Budapest, è assorto nei propri pensieri. Ma non ci sono stazioni e non passano treni, nel centro della città. Il boato è in realtà una potente allucinazione. Dopo aver consultato specialisti di ogni tipo, lo scrittore scopre di avere un tumore al cervello e che un intervento chirurgico è la sua unica possibilità di sopravvivenza. È il 1936 e la neurochirurgia è in una fase pionieristica, ma di forte sviluppo. Karinthy va a Stoccolma e si affida alle mani di Olivecrona, allievo del grande Harvey Cushing. Il suo racconto dell’operazione, subita da sveglio, è – oltre che la prima testimonianza storica di questo tipo – un autentico capolavoro letterario: Karinthy flirta divertito con il presentimento della morte e trasforma il proprio viaggio negli abissi della malattia in una brillante esplorazione della natura umana. Completa il volume il racconto Catene, inedito in Italia, in cui l’autore ungherese delinea per la prima volta la celeberrima teoria dei sei gradi di separazione. Postfazione di Oliver Sacks
L’ho letto in cartaceo. Molto bello. È più di quello che sembra, che comunque non è poco.
Bravi, grazie, grazie.