Il capitalismo industriale ha forgiato la società in cui viviamo, e dall’analisi della sua ascesa e delle sue conseguenze è nata la sociologia, disciplina di cui Karl Marx, Émile Durkheim e Max Weber si possono ritenere i padri fondatori. Questo saggio di Anthony Giddens costituisce uno studio delle categorie fondamentali che le loro opere hanno offerto e continuano a offrire alla teoria sociale, utile per sgombrare il campo da troppe interpretazioni frettolose. Il carattere aperto dei rispettivi sistemi di pensiero accomuna Marx, Durkheim e Weber, che mai intesero la loro opera come un’ortodossia. La loro eredità, quindi, non si esaurisce nelle indispensabili chiavi interpretative della modernità che hanno coniato – come la classe, l’anomia o lo spirito del capitalismo -, ma si estende anche al piano metodologico. La teoria marxiana è presentata nella sua sostanziale continuità, ridimensionando le tradizionali contrapposizioni fra “il giovane Marx” e il Marx della maturità. Della sociologia durkheimiana Giddens recupera la dimensione storica, trascurata dalla dominante interpretazione funzionalista, e dell’opera di Weber ricostruisce, dietro la molteplicità dei campi d’indagine, l’unitarietà del metodo scientifico. Nella parte conclusiva di “Capitalismo e teoria sociale”, Giddens passa a discutere – senza mai smarrire l’equilibrio fra rigore dell’analisi e chiarezza dell’esposizione – i principali punti di contatto e discontinuità fra Marx e gli altri due autori…