Negli anni 1870-1873, fra i più creativi di Nietzsche, incontriamo una continua oscillazione fra il filosofo, il filologo, il polemista e il poeta. Partecipe di tutti questi volti è un ambizioso, grandioso progetto, rimasto incompiuto: questa “Filosofia nell’epoca tragica dei Greci”, che è il primo esempio di quell’approccio del tutto personale ai pensatori, da essere singolare a esseri singolari, che poi resterà caratteristico di Nietzsche. La brusca novità, il carattere provocatorio di tale impresa non potrebbero essere illustrati meglio che dalle parole poste da Nietzsche stesso in margine al testo: «Questo tentativo di raccontare la storia dei filosofi greci più antichi si distingue da altri tentativi simili per la sua brevità. Questa è stata raggiunta col ricordare, a proposito di ogni filosofo, soltanto un numero assai ristretto di dottrine, ossia con l’incompletezza. Sono state scelte tuttavia le dottrine in cui vibra ancora nel modo più forte l’elemento personale di un filosofo: per contro un’enumerazione completa di tutte le possibili dottrine tramandate, secondo l’uso dei manuali, ha in ogni caso il risultato di ridurre al silenzio l’elemento personale. Perciò sono talmente noiose quelle esposizioni: in sistemi che sono confutati può difatti interessarci ormai soltanto l’elemento personale, poiché questo è l’aspetto eternamente inconfutabile. Con l’aiuto di tre aneddoti, si può fornire l’immagine di un uomo: in ogni sistema io cerco di mettere in luce tre aneddoti, e getto via il resto».