Nietzsche, il pensatore forse più amato e più odiato della cultura mondiale, rappresenta l’esempio più visibile del nesso esistente tra filosofia e biografia. La vita dell’autore di Così parlò Zarathustra si dispiega in forte sintonia con la propria umana esistenza, in un ritmo serrato di avvenimenti legati alla quotidianità ma sostanzialmente proiettati nella dimensione di una autenticità voluta con ostinazione e con fedeltà ad un progetto di grandezza. Passioni, vizi, virtù, inclinazioni, dolore, sofferenza, gioia: momenti di un palcoscenico in cui si dipana o si aggroviglia la psicologìa di ogni uomo ma che in lui diventa un crogiuolo di eventi eccezionali vissuti nella tensione di una corda sospesa nel vuoto, pronta a spezzarsi quando l’acrobata, trascinato dall’ebbrezza del gioco, la recide in un salto mortale. E cade. L’ultimo atto della vita dì Nietzsche è la caduta nella follia, conclusione di un esistenza che sembra essere stata costruita tutta in tale direzione. Del resto la sua vita di adolescente, l’educazione religiosa, i rapporti con la madre e con l’esuberante sorella, Elisabeth, gli amici intellettuali, il sofferto ed entusiasmante incontro con Richard e Cosima Wagner, l’ambigua storia di un sentimento confuso e impossibile verso Lou Andreas Salomé, il lungo peregrinare, in Italia che lo vide ospite di 25 città, la fragile salute che lo rese prigioniero di un’emicrania radicata nei lunghi giorni di sofferenza, l’ebbrezza intellettuale espressa in opere di eccezionale valore filosofico e letterario, sono tappe di un itinerario umano che narra il paradosso della vita di un cantore della gioia dionisiaca costretto ad alimentare la propria esistenza di un soffuso sentimento tragico.