Siamo capaci di reggere lo spettacolo dell’infelicità generale? Di guardare al nulla in cui ci muoviamo senza per questo perderci nella vertigine della sua immensità? L’opera di Leopardi è una grande critica della civiltà. Può sembrare che egli stesso favorisca l’impressione di muoversi nella direzione indicata da Rousseau. Eppure c’è ben altro. Leopardi anticipa Nietzsche, anticipa il cuore del pensiero di Nietzsche: il tema della “morte di Dio”. In viaggio con Leopardi nasce come una partita a tre sul destino dell’uomo. Leopardi è il Giocatore Nero, il parricida che vede l’incapacità del Giocatore Bianco, cioè della tradizione dell’Occidente, di arrestare la frana gigantesca da cui è travolto. Ma in queste pagine la partita è giocata anche da un Terzo Giocatore, che in realtà non “gioca” come gli altri due ma vede tutto l’errare e la violenza della civiltà occidentale. Ed è all’immensità di questo vedere che si rivolgono le pagine di Severino, diventando uno strumento prezioso di interpretazione anche del nostro tempo e delle nostre cose quotidiane.
Stavolta mi mancava, grazie.