Un senso d’insicurezza domina le nostre vite. Temiamo di venir aggrediti per strada o in casa. Paventiamo di perdere il lavoro, di non ottenere la pensione, di cadere malati senza poterci curare. È vero che le protezioni dalla violenza e dai rischi dell’esistenza sono ancor oggi piú elevate di quanto non fossero un secolo fa. Accade però che ambedue i generi di protezione vengano oggi erosi da un’ideologia che attribuisce solo all’individuo la responsabilità dei suoi mali, e da un sistema produttivo che divide le persone – classificazione abbietta – in vincitori e vinti. Per accrescere la sicurezza materiale dei beni e delle persone, nota l’autore, bisogna difendere lo Stato di diritto. Per contrastare l’insicurezza dinanzi al futuro occorre salvare lo Stato sociale, dotandolo della capacità di far fronte alle contingenze generate dalla ipermobilità del lavoro e dall’anarchia dei mercati. A ricondurre entro limiti ragionevoli l’una e l’altra dovrebbe provvedere, potremmo aggiungere, lo Stato senza aggettivi. Luciano Gallino
«Se oggi si può parlare di un riemergere dell’insicurezza, è in larga misura perché esistono frange della popolazione ormai convinte di essere state lasciate ai margini del percorso, incapaci di controllare il loro futuro in un mondo sempre piú segnato dal cambiamento».
Ps: sarei felice di poter partecipare al vostro progetto; è possibile essere inserita nella lista?
Grazie in anticipo!