«Il giorno in cui Nivasio Dolcemare uscì dal grembo materno, il sole picchiava a martello sulla città della civetta». Con questa mitica «espulsione» prende avvio uno dei libri più euforici, esuberanti e visionari di Savinio: libro che è insieme ricostruzione dell’infanzia, della pubertà e dell’adolescenza del protagonista (ma in realtà dell’infanzia, della pubertà e dell’adolescenza tout court) e affresco smagliante e iperreale di un’Atene solare e irrimediabilmente decaduta. Memorabili sono i momenti che scandiscono la formazione di Nivasio a opera dei due bizzarri genitori, il commendatore Visanio e la signora Trigliona, ma non meno memorabile è la capitale, con la luna che brilla sulle vetrate della fabbrica di birra, i corvi che volano nel cielo a due a due, le ossa calcinate dei somari che tracciano le strade bianche; e altrettanto memorabili sono le mille figure che la animano, dal marchese Raúl detto l’imbecille al barone e alla baronessa von Ràthibor, dal pittore Ermenegildo Bonfiglioli, specializzato in «tondeggiamenti tiepoleschi», alla giovane Pertilina «lieve come ombra» e «profumata di purezza». Il tutto in una prosa vorticante ed esplosiva, dove una sintassi classicistica si carica di invenzioni lessicali sontuose o grezze, creando un impasto sonoro senza precedenti nella prosa italiana.