Non esiste niente di meno simile a un journal intime (ciò a cui pensiamo quando usiamo le parole «diario», «quaderno» o «taccuino») dei Quaderni di Paul Valéry. Documento unico nella letteratura francese – e probabilmente nella letteratura tout court –, essi sono infatti un «grande laboratorio di segrete ricerche» in cui possiamo seguire, giorno per giorno (Valéry vi si dedicava ogni mattina dalle quattro alle sette), il dispiegarsi di una pura attività mentale, «ardente e ultrasensibile».
In questo quinto volume Valéry affronta quegli aspetti della vita spirituale che in gioventù aveva respinto bollandoli come irrazionali, ma che con la maturità erano venuti via via assumendo importanza sempre maggiore. In particolare nei due capitoli centrali, Eros e Theta, dedicati all’amore e alla religione (ma anche in quello sull’affettività, e nell’ultimo, Bios, dove si impone il tema delle necessità biologiche che regolano la nostra intera esistenza, inclusi i più complessi processi mentali), troviamo passi di stupefacente intensità. E ci viene rivelato fino a che punto Valéry fosse consapevole dell’intima tensione, della «inestinguibile inquietudine» che provocavano in lui le due esperienze più estreme: quella erotica e quella mistica.