Quando Maja restava sola, quando il silenzio e l’abbandono del castello trasudavano da ogni fenditura, allora quell’intrico di eventi in cui si trovava coinvolta le sembrava disgustoso e funesto, minaccioso e orribile… Aveva paura del castello, del fidanzato, soprattutto di se stessa, della sua natura troppo audace, inquieta, avida di piacere. Le lugubri mura, perdute nel loro antico passato, sembravano sussurrare: Guai a chi con troppa leggerezza insegue una felicità effimera!” Maja, Marian e Enrico non sembrano rendersi conto – giovani, ambiziosi e amorali – di che cosa significhi oltrepassare la soglia di Myslocz dal cui dedalo di sotterranei, dalla cui fuga di sale vuote e polverose, dalle cui torri in rovina, si sprigionano forze diaboliche incontrollabili e misteriose.
Il male s’insinuerà impercettibilmente nei loro corpi e nelle loro menti, spingendoli agli atti più efferati, trascinandoli in abissi di orrore e turpitudine. Ectoplasmi malefici, eroine fatali,
maghi caritatevoli, nobilastri decaduti, madri in lacrime, principi folli, bastardi deviati, scienziati ingenui: non manca nulla alla fantastica alchimia che si elabora intorno alle mura maledette di Myslocz. A un virtuosismo frenetico si unisce una passione per il soggetto tale da innalzare quest’opera al rango di capolavoro della tetra galleria del romanzo nero. Il genio di Gombrowicz stravolge e trasfigura il dato tradizionale, sostituendo al mito di una feudalità che si pasce dei propri fantasmi la sua leggenda personale: giovinezza e immaturità, sdoppiamento, amore-odio, repulsione, possessione, erotismo e colpevolezza. Affascinante connubio tra mitologia gotica e una delle maggiori personalità
del romanzo contemporaneo europeo, Schiavi delle tenebre – pubblicato a puntate nel 1939 su due quotidiani polacchi sotto lo pseudonimo di Z. Niewieski, interrotto dallo scoppio della guerra, ristampato a Parigi in lingua originale nel 1973 – ricorda nella sua truce grandezza la Brönte delle pagine più aspre di Cime tempestose e nella sua infaticabile e aerea fantasia i toni morbidi del Potocki di Il manoscritto trovato a Saragozza.
Consiglio a cura di Flextime.