Storia della civiltà letteraria e della vita intellettuale, delle idee e delle mentalità che ebbero a segnare le vicende italiane tra Due e Cinquecento, quest’opera si presenta come un’occasione, in un paese in cui continuano a dominare concezioni invecchiate o solo epidermicamente nuove, per riflettere sull’opera letteraria e poetica partendo per così dire dal basso, ossia dalla società e dalla sua concreta dialettica. Quello che il lettore scoprirà forse con sorpresa è che più di uno dei temi sopra i quali oggi si fa tanto chiasso – il contrasto tra economia pubblica e economia privata, il problema della burocrazia amministrativa come costituita da un personale di “fannulloni”, il ruolo degli stessi intellettuali presto passati da umanisti autonomi e indipendenti a cortigiani del potere – viene affrontato, discusso e svolto da questi nostri “antenati” con una serietà, un vigore di riflessione e una pensosità assolutamente incomparabili col livello intellettuale della nostra attuale classe dirigente.