Cioran arrivò all’aforisma per avere «conosciuto la paura in mezzo alle parole». Dopo aver pubblicato quel trattato sul bordo di un precipizio che è il Sommario di decomposizione (1949), quasi sollevato da un soffio di crudele euforia incise questi fulminei «sillogismi», che stabiliscono una consequenzialità drastica fra termini che nessuna logica riuscirà mai a dominare: il vuoto, la solitudine, l’erotismo, il suicidio, la musica, la storia, il tempo. Ignorato all’inizio, come accade ai testi troppo anticipatori, questo libro divenne a poco a poco il più popolare di Cioran, se per popolare s’intende l’aver viaggiato, come un compagno invisibile, nelle tasche di molti lettori – e soprattutto di quei giovani superstiti che non hanno freddo agli occhi. E più che mai sentiamo oggi il bisogno di questa totale spregiudicatezza metafisica, che fa scrivere a Cioran: «Vago attraverso i giorni come una puttana in un mondo senza marciapiedi».