Nel terzo volume della sua Controstoria, Michel Onfray affronta la filosofia del Seicento: il Grand Siècle, il secolo di Richelieu e dell’assolutismo, di Luigi IV e di Versailles. Dopo aver tentato di liberare la filosofia antica dall’egemonia platonica e persino quella cristiana da una lettura ascetica, qui Onfray riesce a sottrarre il Seicento all’ipoteca spiritualistica e moderata dei vari Descartes e Pascal, per mettere in luce la natura profondamente sovversiva – anticipatrice delle istanze rivoluzionarie poi realizzate dall’lluminismo e dall’89 – di un gruppo di teorici che del libero pensiero fecero la loro bandiera. Vengono così reinterpretate in una chiave originale non solo figure note alla storiografia ufficiale come Gassendi e Spinoza (ridimensionato il primo, snodo fondamentale della filosofia moderna il secondo), ma soprattutto ci vengono restituiti in tutta la loro grandezza personaggi di eccezionale significato finalmente salvati dalla condanna moralistica o addirittura dall’oblio come Charron, La Mothe Le Vayer, Saint-Evremond, Cyrano de Bergerac. Il lettore sarà sicuramente sorpreso proprio nello scoprire la potenza intellettuale di quest’ultimo: nel personaggio conosciuto per la commedia di Rostand, Onfray ritrova la forza dissacrante e liberatoria del riso, un riso che “apre abissi, spacca il mondo in due, libera una luce di cui si illumina tutto il pensiero progressista degno di questo nome”.