In Leçon sur la leçon, discorso inaugurale pronunciato in occasione del suo ingresso al Collège de France nell’aprile 1982, Pierre Bourdieu traccia le linee fondamentali del proprio metodo sociologico, e di quella «critica della sociologia» di cui è uno dei più autorevoli e affermati rappresentanti europei. L’intento preciso del ricercatore francese è quello di individuare il sottile, incerto crinale che divide la corretta, in certo modo innovativa, interpretazione della pratica scientifica da tutte le sue deviazioni e cadute nell’ideologismo, nello spirito di falsificazione e in ogni genere di illusionismo sociale che già nell’uso quotidiano del linguaggio domina e camuffa la realtà individuale e collettiva. In tale interpretazione fortemente etica e politica del lavoro di ricerca, per la quale non esiste alcun territorio franco per il rettilineo procedere in vitro della scienza e dove ogni relazione o gioco modifica ad ogni istante i suoi contorni e ribalta le posizioni dei «giocatori in campo», Bourdieu recupera alla figura dello studioso del sociale la nobile e inattuale «armatura» del combattente come il coraggioso disincanto, al cospetto del vero, della grande cultura dell’umanesimo: «Dio non è mai altro che la società. Ciò che ci si aspetta da Dio, non lo si ottiene mai se non dalla società, che è l’unica che ha il potere di consacrare, di strappare alla fatticità, alla contingenza, all’assurdità»
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