Il volume costituisce un classico della letteratura sull’interculturalità. Kristeva, saggista poliedrica di orgine bulgara ma residente a Parigi, analizza la figura dello straniero nella storia passando in rassegna le principali posizioni assunte dall’uomo occidentale nei confronti dello straniero. Il saggio si conclude con l’analisi dedicata da Sigmund Freud al perturbante (unheimlich). Discutendo di Freud la Kristeva sottolinea come ognuno di noi sia, in fin dei conti, “straniero a se stesso” e che da ciò derivi la necessità di assumere come propria l’etica dell’improprio e la leggerezza costituzionalmente cosmopolita che essa suggerisce, così da facilitare una maggiore permeabilità delle istituzioni allo straniero.