In una sorta di autoantologia, di raccolta del meglio di sé, Carlo Emilio Gadda raduna diciannove racconti che vanno dal 1924 al 1958 in Accoppiamenti giudiziosi. Non è lo scrittore di Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana, ma fa pur sempre spiccare i suoi estremismi, i suoi odi assoluti. In questa raccolta troviamo le coppie di Gadda: natura e cultura, forma e sostanza, lingua e dialetto, scrittura e struttura, autobiografia e romanzo, filosofia e letteratura, deformazione e conoscenza, comico e tragico. Tutto si oppone per lo scrittore che raccoglie qui momenti preziosi e imperdibili della sua narrazione, vissuti con accalorata partecipazione, con dedizione assoluta al suo lavoro da scrittore e alla sua vita da cittadino in quel preciso momento storico, a cavallo tra le due guerre. Gianfranco Contini, sublime critico letterario del Novecento definisce Accoppiamenti giudiziosi una delle opere fondamentali per capire quello che è stato il secolo scorso con le sue brucianti contraddizioni. Bruciava infatti anche Gadda con le sue voglie rivoluzionari, con l’odio per la borghesia milanese di cui non sopportava la logica di casta e il moralismo. Con i suoi scritti, Carlo Emilio distrugge questo buonismo, questo pensiero benpensante, e lo trasforma con la sottile arma della satira in sbeffeggiamento. Dame impettite, professoroni rispettabili, industriali con il culto della proprietà privata sono per Gadda cenere da far bruciare lentamente. Può colpire il lettore il suo dualismo estremo, il suo dire senza mezzi termini quello che pensa invocando Robespierre e la rivoluzione francese, ma non si può rinunciare al ritratto di questo intellettuale vero che trovava il suo opposto in gioventù e bellezza, in maniera e vita, metafora e verità, padre e dissennatezza, borghesia e stupidità. In accoppiamenti giudiziosi troviamo il disprezzo per tutto ciò che è imposto, che è in modo assoluto ritenuto fascista perché a quel modo di pensare Gadda contrappone la farsa.