Dossier Freud è un saggio in cui i due autori, Mikkel Borch Jacobsen, filosofo danese autore di numerosi volumi sulla storia della psicoanalisi, e Sonu Shamdasani, professore di storia della medicina dell’University college di Londra, ripercorrono le tappe che portarono all’invenzione della leggenda psicoanalitica. La leggenda, secondo i due autori, si fonda su due momenti ben precisi, il mito dell’autoanalisi di Freud e l'”immacolata concezione” della psicoanalisi. Questi due momenti hanno fondato quella che nel 1924 André Breton definì una “moda” – “Quest’inverno è di moda la psicoanalisi”, scrisse. Quella moda invece dura ancora, è cresciuta, ha ottenuto il consenso della comunità medica e degli istituti del sapere, è riuscita a curare i malesseri della mente. Eppure questa pratica curativa ideata da Freud è riuscita a prevalere su altre terapie grazie ad un lavoro rimasto sconosciuto e silenzioso. Con Dossier Freud, Mikkel Borch-Jacobsen e Sonu Shamdasani, raccontano i retroscena della nascita della psicoanalisi, approfondendo i motivi per cui le origini di tale disciplina siano rimaste nascoste agli occhi della storia.
Da tempo dire male della psicanalisi è come sparare sulla Croce Rossa. Grazie di questa bella proposta (con quello che costa).
Scusate, non riesco a trovarlo e scaricarlo, (ne sotto Shamdasani ne sotto Boroch) potete indicarmi dov’è? Grazie mille…
Grazie! Che deliziosi fallimenti i libri contro la psicoanalisi! Essa è come l’erba grama: più si cerca di estirpare e più rinasce vigorosa.
Scusate, non riesco a trovarlo e scaricarlo, (ne sotto Shamdasani ne sotto Boroch) potete indicarmi dov’è? Grazie mille…
Si, sono d’accordo, c’è una moda dei libri antipsicoanalisi. Però bisogna dar atto del fatto che gli psicoterapeuti come posizione godono di un indubbio potere su coloro che all’analisi si sottopongono… si creano legami difficili da rompere per chi è in stato di bisogno, e da quello stato uno ci può uscire magari anche leggendo un libro. Poi io penso che non funzioni ne la psicoanalisi ne le terapie cognitive e simili. Non funzionano ma servono (a chi – se all’analista o al paziente – bene non si sa)
Io ammetto di essere un integralista psicoanalitico. Indubbiamente il legame che si crea tra analista e analizzato (cioè tra i due analizzanti: il senso è proprio smontare la direzione) smobilita un potere fortissimo, ma la vera psicoanalisi condotta rettamente è quella che rende il potere medesimo a tutte e due gli attori in causa, altrimenti è abuso e non guarigione. Il problema, come sempre, è sulla fallace preparazione dei terapeuti e non sulla disciplina. Psicoanalisi è anche riconoscere e non impadronirsi del potere che smuove: altrimenti è una fuga, è un meccanismo di difesa dello stesso terapeuta che traslando sul potere non vede più chi ha davanti in modo autentico ma inevitabilmente lo manovra. L’eleganza di questa disciplina è che è l’unica (ovviamente nel contemporaneo) che al suo interno ha gli insegnamenti per comprendere questo su se stessi.
In qualche modo credo alla psicoanalisi anch’io, e ne ho giovato. Esiste veramente qualcosa come il complesso d’Edipo ed esistono meccanismi di proiezione difesa ecc, ma non riesco ad aver chiaro del come tutto ciò funzioni. Eppure potrei dire: ” a me è successo”, perciò ne potrei “sapere” più di chi solo legge. Mi pare che come dice Jung, in realtà, sia il paziente a guarire da sé praticamente. Non penso che si sprigionino potenze di chissà quale tipo. Ad ogni modo è un universo così nebuloso che me ne sono ritirato (la teorizzazione e le spiegazioni). Comunque Shamdasani ha curato il Libro Rosso di Jung, – l’ho acquistato, è stato il mio ultimo tributo alla Causa (per dirla alla Freud). Abbastanza allucinante – in senso ambivalentemente positivo, hehe.
Ps. io ho tutti il libri di Freud, per capirci. Forse è un sintomo anche questo 🙂