Un uomo e una donna che si fingono adulteri per sconfiggere la noia di un lungo rapporto; tre moderni Re Magi convocati davanti alla capanna di un nuovo, sorprendente Redentore; un incontro col fantasma di Borges al tavolino di un bar di fronte al laghetto dell’Eur; una semplice cartolina dal mittente irriconoscibile che potrebbe alludere a un evento inquietante e un’amabile conversazione con un giornalista russo che si rivelerà foriera di misteriosi eventi.
E ancora: una lettera all’assicurazione per denunciare un banale tamponamento prende uno sviluppo a spirale assolutamente imprevedibile; un uomo scopre che le sue dita sono poli attraverso i quali passa la corrente elettrica e un altro si chiude in casa nel giorno più caldo dell’anno per riflettere su una nuova classificazione del mondo. Chi è quest’uomo?
Il lettore lo scoprirà all’ultima riga dell’ultima pagina dell’ultimo racconto di questo libro… Della nuova raccolta di racconti di Malerba forse si potrebbe dire ciò che il narratore dice di Borges: “Provate a ripetervi il nome di uno dei suoi personaggi. Non vi suggerirà mai un volto, una figura, un essere di comune umanità. Ogni personaggio equivale a un pensiero, a un’astrazione che viene gettata nel vortice combinatorio delle infinite astrazioni che la sua mente inquieta compone dopo aver degradato la realtà terrestre a un miserabile frammento di inutile infinità”.
L’ironia di Malerba costruisce le storie e, allo stesso tempo, le destruttura. Coglie, della realtà, coincidenze, dissonanze e attorno a esse costruisce trame fantastiche, sorprendenti, oppure, al contrario, accosta i materiali della vita senza nessuna pretesa di dare a essi alcuna coerenza, perché “spesso le cose che succedono intorno a noi, i cosiddetti casi della vita, ci sembrano una cattiva replica delteatro che si recita sui palcoscenici” Così, di fronte a queste vicende il lettore si sentirà costantemente spiazzato, ora trasportato sulle montagne russe di una travolgente inventiva ora lasciato davanti a una porta chiusa, a uno schermo improvvisamente bianco a meditare sulla rutilante insensatezza del mondo.