Da un lato enigmatici, gotici, misteriosi – dall’altro grotteschi e satirici. Questi brevi e brevissimi racconti di Guido Ceronetti, coi quali l’autore – che mai si definì narratore – adotta tuttavia modi e formule narrativi, si pongono in entrambi i casi sotto il segno del surreale. Nell’anarchismo delle forme si delinea un itinerio tradizionalmente spirituale. L’irrisione di Ceronetti non muove certo da un gratuito irrazionalismo. I suoi ‘collages’ mentali, le favole, i simboli, le immagini, restano tra i percorsi dell’anima perduta, che si cerca nei labirinti, fra mito, memoria biblica, inconscio. Per quanto divertita e macabra caricatura dei nostri mali, accanto alla ‘pars destruens’, nei racconti di Ceronetti è sempre implicito l’elemento costruttivo, visibile attraverso il velo comico e tragico, nell’ironia che talvolta si fa profetica. Ceronetti non si smentisce: rimane un affascinante moralista anche in versione narrativa, anche in questi ‘Deliri’ in apparenza svagati, e irresistibilmente divertenti.