Dice Heidegger che ogni vero pensatore pensa un solo pensiero: nel caso di René Girard è quello del «capro espiatorio». In questo saggio, apparso nel 1982, egli prende per mano il lettore e, passo per passo, illumina in modo definitivo quel meccanismo della persecuzione e del sacrificio a cui già aveva dedicato La violenza e il sacro e Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo. Girard è sempre stato chiarissimo, ma forse mai lo è stato come nel Capro espiatorio – ed è impossibile sottrarsi alla luce cruda e netta che viene gettata su alcuni temi che per forza ci riguardano tutti. In particolare, colpiranno per la loro radicale novità le interpretazioni di parabole ed episodi dei Vangeli, si tratti di Salomè e del rinnegamento di Pietro o dei demoni di Gerasa. Vediamo qui compiersi quell’oscillazione decisiva per cui la vittima sacrificale non consente più alla colpa che le viene attribuita, ma diventa l’innocente che come tale si rivendica: così il capro espiatorio si trasforma nell’agnello di Dio. Tale irreversibile modifica, tuttavia, non arresterà la persecuzione, che potrà anzi assumere dimensioni inaudite, come testimonia tutta la storia moderna e contemporanea; al tempo stesso, crescerà ora il senso della vergogna. Qualcosa si è spezzato per sempre nel ciclo della violenza. «Quando verrà il Paracleto, disse Gesù, mi renderà testimonianza, rivelerà il senso della mia morte innocente e di ogni morte innocente, dall’inizio sino alla fine del mondo».
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