In ciascuno dei suoi libri Girard si sforza di stringere più da vicino l’essenziale. E ci riesce. Sono trascorsi oltre vent’anni dalla pubblicazione di La violenza e il sacro, e l’essenziale per lui è stato sempre un pensiero: il meccanismo del capro espiatorio. Pensiero che ha una prodigiosa capacità di espansione e investe tutti i piani della vita. Nelle sue opere più recenti, Girard ha cercato di mettere a fuoco, con una precisione che si è fatta via via più acuminata, tale meccanismo, nel tentativo costante di gettar luce su un punto cruciale: l’unicità della rivelazione cristiana, il perché del suo opporsi a tutte le precedenti credenze religiose. E, in particolare, la sua opposizione radicale a ogni forma di sapere trasmesso dalla mitologia. Sfida quanto mai ardua, che Girard accetta fino in fondo: «Il carattere irriducibile della differenza giudaico-cristiana può essere dimostrato. Tale dimostrazione è il cuore di questo libro». Cristo non è, per Girard, uno dei vari dèi mediterranei di morte e di rinascita, come Dioniso o Osiride. È l’annunciatore di una verità che spezza dall’interno l’ordine del mito e la dinamica persecutoria che gli è indissolubilmente legata. È il sapere della vittima che finalmente trova voce. Mai Girard aveva argomentato questa «irriducibile differenza», che è il perno attorno a cui ruota tutto il suo pensiero, con altrettanta chiarezza e lucidità. Vedo Satana cadere come la folgore è apparso per la prima volta nel 1999.