Un impiegato metà Pessoa e metà Kafka scrive un diario fatto di note a piè di pagina a commento di un testo fantasma. Con piglio pacato e una raffinata stringatezza stilistica va a caccia di “bartleby”, esseri che ospitano dentro di sé una profonda negazione del mondo e prendono il nome del famoso scrivano di Melville che preferiva non fare e non parlare. I bartleby finiscono per non scrivere nulla pur avendo tutto il talento necessario, oppure, se esordiscono, rinunciano presto alla scrittura. Un libro ironico ma anche incantato dal sortilegio della parola.
sento l'imminente arrivo – in questa dannata biblioteca– di Roberto Bolaño( che tra l'altro fu un ladrone di libri).F.
Tutto può essere…
Grazie mille!!!
Grazie! hai per caso anche Suicidi esemplari sempre di Enrique Vila-Matas?
No, mi spiace. Di Vila-Matas possiedo solo questo.
Grazie!
Ciao, lascio questo commento come da punto 2 del regolamento. Vorrei essere aggiunta, grazie.