I tre saggi raccolti in questo volume forniscono alcune tra le testimonianze maggiori che la storiografia moderna possa offrire della fecondità di una storia della tecnica inserita nel contesto di una riflessione storica di largo respiro. Nel primo il White esamina, sulla base di vastissimi materiali archeologici e iconografici, l’influenza che l’introduzione della staffa e della nuova tecnica del combattimento d’urto a cavallo da essa resa possibile, ebbe sulla origine delle istituzioni feudali, designate appunto a consentire il mantenimento di una classe di guerrieri in grado di procurarsi i nuovi costosi attrezzi da guerra. Segue poi l’esame delle silenziose ma radicali innovazioni agrarie che si affermarono nelle pianure dell’Europa franco-germanica tra il VI e il X secolo: l’introduzione dell’aratro pesante a versoio, l’apparizione del cavallo come animale da lavoro per l’aratura, la rotazione agraria triennale. Fatti tecnici, questi, ai quali si legano innovazioni sociali di capitale importanza come l’introduzione dell’agricoltura fondata sulla comunità di villaggio e sull’open field, e, correlativamente, un incremento della produzione agricola e zootecnica sconosciuto alle regioni dell’Europa mediterranea, e nel quale andrebbe ricercato, a giudizio dell’autore, il segreto della superiore vitalità e creatività che l’Europa a nord delle Alpi rivela dopo il Mille. È in questa nuova società che si vengono ponendo le basi di un uso più razionale delle fonti di energia e che si sviluppano innovazioni tecniche di sorprendente raffinatezza e ingegnosità: e l’ultimo dei saggi ne offre esempi di straordinario interesse. Nell’insieme, si tratta di ricerche di capitale importanza, destinate a influenzare durevolmente la nostra visione di alcuni momenti capitali della storia del Medioevo.