Antoine Roquentin, studioso di storia, conduce ricerche sul marchese diRollebon vissuto nel Settecento; da tre anni vive in una camera d’albergoa Bouville (facilmente identificabile con Le Havre, città in cui insegnava lo stesso Sartre) e decide di iniziare a scrivere un diario filosofico, dovedescrive e analizza la sua nausea di vivere. L’assenza di veri e propricontatti interpersonali e le profonde differenze tra Antoine e la piccola borghesia provinciale che lo circonda, permettono al narratore dipercepire l’inutilità dell’esistenza. Da questa scoperta nasce la nausea, undisgusto nei confronti della stessa vita, la quale non può essere giustificata in alcun modo. A quel punto diviene impossibile per Antoine fuggire dallarealtà e continua la sua vita alla ricerca delle cause dell’esistenza di tuttociò che lo circonda e lo compone. La domanda che si pone, alla quale soloAnny, la sua ex-fidanzata, trova risposta, è quale sia la via di fugadall’assillante nausea. Le uniche scappatoie sono i “momenti perfetti”,momenti vissuti senza la necessità di essere studiati. In episodi memorabiliSartre arriva a far percepire al lettore il peso e la nausea dell’esistere. Ilromanzo-diario si conclude con l’abbozzo di un impegno letterariomilitante; anche l’arte è infatti considerata come una possibile evasione daun’ esistenza senza senso (in particolare il protagonista arriva a questaconclusione ascoltando un motivo di jazz).
Mi piacciono molto queste tue proposte di carattere tematico. Si ha modo di conoscere autori magari trascurati o poco noti, ma non per questo meno importanti. Mi riferisco, per es., a Irène Némirovsky, che ho potuto apprezzare, leggendola, grazie a te. Baruch
Eee
ma porcondirondiondello
vorrei essere aggiunto